L’Inferno è vuoto?

Dante nella Selva Oscura. Illustrazione di Gustave Doré per l’Inferno

Non è mia abitudine commentare le esternazioni del Papa, ma credo di potermi concedere di tanto in tanto un’eccezione.

Papa Francesco ha fatto in questi giorni un po’ di scalpore, affermando, a quanto sembra, che l’Inferno sarebbe “vuoto”. Cioè si mette in dubbio non tanto l’esistenza dell’Inferno, ma il fatto che possa effettivamente andarci qualcuno. Ci tengo a dire che non voglio commentare questa affermazione solo perché viene dal Papa. Si sa che il Papa non è infallibile, e che quindi può tranquillamente sbagliare, come può trovarsi nel giusto; e questo non gli deriva dal fatto di essere Papa, ma dal fatto di essere un essere umano col suo buon carico di umani torti e di umane ragioni. Quindi, non mi interessa nemmeno discutere se egli abbia effettivamente affermato questa cosa, o se non sia invece il frutto della notoria difficoltà di comprendonio dei nostri giornalisti. Anche perché in realtà questa teoria dell’“Inferno vuoto” circola già da tempo.

Quello che realmente mi interessa sono le reazioni che a questa (vera o presunta) affermazione hanno fatto seguito. Mi sembra infatti di poter osservare, così a occhio e croce, due schieramenti precisi e ben delineati. Chiamiamoli, un po’ per scherzo e un po’ per comodità, “progressisti” e “conservatori”.

Secondo i “progressisti”, chi rigetta le parole del Papa lo fa con spirito farisaico e di giudizio, “augurandosi” in qualche modo che i peccatori vadano a pagare il loro debito per l’eternità.
I “conservatori” ribattono che non si può cambiare la dottrina della Chiesa e che l’eternità dell’Inferno presuppone che dentro ci sia effettivamente qualcuno.

Bisogna dire che ambedue le posizioni hanno almeno una parte di ragione. È vero che c’è del fariseismo e dello spirito di giudizio nel “desiderare” l’Inferno per i peccatori. Ed è vero che per almeno diciannove secoli si era invece dato per scontato il fatto che, bene o male che sia, qualcuno all’Inferno ci finisce davvero e ci rimane per sempre. Con l’eccezione di Origene, secondo cui le pene infernali non sono eterne. Questa dottrina di Origene, nota col nome di “apocatastasi”, è stata però condannata come eresia al Sinodo di Costantinopoli nell’anno 543.

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Ora, come dovrebbe porsi un ortodosso in una simile diatriba?

Possiamo dire che quello che manca nei due schieramenti di cui dicevo è il senso della moderazione. Ci si affretta a “condannare” oppure ad “assolvere” e non si cerca quella che i Padri chiamavano la “Via Regale”.

Dire che l’Inferno sia vuoto, o che non sia eterno, è come dire che San Serafino di Sarov e Hitler sono partecipi di un identico destino eterno, e che la salvezza ci viene data da Dio in modo indistinto. Ovviamente, un cristiano ortodosso non dovrebbe desiderane l’inferno per nessuno, neppure per Hitler, ma non possiamo neppure sostituirci a Dio e dire che tutti saranno comunque salvati. Noi sappiamo che l’amore di Dio è più grande del peccato: «se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore» (1 Gv 3,20). Non c’è dunque peccato che non possa essere rimesso. Solo, sta a noi volerlo. Dio non può salvarci contro la nostra volontà.

Quali possono essere stati gli ultimi pensieri di Hitler, o di Stalin, o di chissà quanti altri uomini hanno vissuto l’interna vita lontano da Dio? Molto semplicemente, noi non lo sappiamo. Possiamo augurarci con tutta l’anima che un ultimo loro pensiero abbia scrutato le colpe e chiesto perdono. Possiamo anche pregare che questo sia ancora possibile, che ci sia una qualche possibilità di ravvedimento anche dopo la morte, ma la verità è che non ne sappiamo nulla.

Non possiamo sostituirci a Dio, né nel giudizio di condanna né in quello di salvezza. La verità è che i nostri sono pensieri umani (“troppo umani” avrebbe detto un noto filosofo) e che Dio non smetterà mai di ripeterci, come fece tramite il suo profeta, «i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie (…). Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.» (Isaia 55, 8-9)

Qualcuno vuole forse un Dio che sia solo buono e amorevole. Altri vogliono solo un Dio giusto. Noi predichiamo il Cristo crocifisso – «scandalo per i giudei, follia per i greci» – che offre il perdono, la resurrezione e la vita a chi vuole accettarne il dono.