Il 17 Maggio 2013 (secondo il calendario ecclesiastico) si è addormentato nel Signore il Metropolita Cipriano di Oropòs e Filì.
Io lo conobbi quattordici anni fa. Avevo quasi venticinque anni, era la fine di Dicembre del 1999, e dovevo essere ordinato diacono. Era la sua prima visita pastorale a Pistoia e anche la sua prima ordinazione nella piccola chiesa della Divina Sapienza (non c’era ancora la nostra Chiesa attuale, quella intitolata ai Santi Martiri e Confessori del XX secolo). Ne ebbi subito una grande impressione. L’anno successivo, insieme al p. Vitaly Stelyan, che era allora Parroco della nostra chiesa, mi recai in pellegrinaggio al Monastero dei Santi Cipriano e Giustina e vi rimasi per circa una settimana. Mi fu possibile così osservare più da vicino quest’uomo di cui si diceva tanto nel bene e nel male. In seguito l’ho visto più volte a Pistoia durante le sue visite pastorali.
Chi abbia conosciuto personalmente, come ho fatto io, il metropolita Cipriano, non può che parlarne bene. I suoi detrattori, eppure, (che in molti casi, oltre a non averlo mai conosciuto, non si sono presi neppure presi la briga di leggere quello che scriveva) lo hanno accusato di tutto. La cosa interessante è che, mentre alcuni lo consideravano un fanatico fondamentalista, altri vedevano in lui soprattutto un pericoloso modernista… Quando mi accade di trovarmi in mezzo ad accuse tanto contrastanti di solito mi viene da pensare di essere nel giusto. A volte cercare la verità significa stare in bilico su un filo di lama, anche se qualcuno crede che la verità sia solo un insieme di facili formulette da imparare a memoria e sulle quali adagiarsi come su una comoda poltrona. Il Metropolita Cipriano questo non lo pensava affatto: la verità era per lui sì una via regia – una strada dritta e lineare – da percorrere, ma con le sue insidie, le facili deviazioni, le tentazioni di destra e di sinistra.
Una cosa che mi ha colpito molto è stato leggere, il giorno dopo la sua morte, il commento di un sacerdote ortodosso greco neocalendarista: “R.I.P. Ma non era in comunione con la Chiesa”. Ecco, questa è una cosa che il Metropolita Cipriano non avrebbe mai fatto: sostituirsi a Dio nel decidere che è dentro e chi è fuori dalla Chiesa Ortodossa. Di fatto i suoi detrattori si dividevano in due gruppi distinti: da un lato neocalendaristi che lo accusavano di essere fuori dalla Chiesa; dall’altro vecchiocalendaristi che lo osteggiavano perché non voleva dire che i neocalendaristi sono fuori dalla Chiesa… Un paradosso che, come tutti i paradossi, fa un po’ sorridere e un po’ pensare. Ciò che questi detrattori hanno in comune, al di là delle loro macroscopiche differenze, è la nonchalance con cui decidono della salvezza altrui. Questo, ripeto, il Metropolita Cipriano si è sempre rifiutato di farlo.
Voglio concludere questo breve ricordo con le parole dell’Arcivescovo Crisostomo di Etna (California):
Sua Eminenza, sia prima che dopo il suo attacco debilitante, ha sempre avuto uno strano effetto sulle persone. Quando i suoi detrattori, quelli che lo avevano condannato per il suo ritorno al vecchio calendario, quelli che lo avevano apertamente diffamato e calunniato, e anche quelli che avevano avuto espressioni d’odio per lui, si sono trovati in sua presenza, sempre si sono sciolti. L’ho visto più volte con i miei occhi, e altri mi hanno raccontato di esperienze simili. Vescovi neocalendaristi, chierici vecchiocalendaristi ostili al suo spirito moderato, e molti altri, incontrandolo faccia a faccia, avrebbero poi improvvisamente chiesto il suo perdono (e a volte scoppiando addirittura in lacrime). E in risposta? Il Metropolita sarebbe semplicemente diventato più gentile e più infantile. Avrebbe sorriso con tale amore premura da far cadere letteralmente ai suoi piedi anche i suoi peggiori critici. E lui li avrebbe baciati con gioia inimitabile.
p. Daniele